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I 5 esempi più significativi di Architettura Fascista in Italia

Ogni idea cerca un’immagine che la rappresenti, proiettando una manifestazione visiva che possa renderla concreta e tangibile. È stato questo il modus operandi dell’architettura fascista in Italia.

Il regime, in questo caso, ha ricercato la propria espressione nei movimenti architettonici presenti in Italia tra gli anni ’20 e ’30 del XX secolo. Diede dapprima attenzione all’architettura razionalista, connubio fra il Movimento Moderno ed il Razionalismo italiano nonché in forte sintonia con le nuove tendenze europee del Funzionalismo.

Architettura fascista in Italia, la storia del movimento

Pose poi il suo sguardo verso il Movimento Novecento, il quale rifiutava le avanguardie del primo Novecento e la coetanea corrente razionalista, optando per un “ritorno alle origini” con riferimento al neoclassicismo lombardo ottocentesco, riconoscibile nel modello di un tipico broletto lombardo (ne è un chiaro esempio quello di Como) con tanto di arengario a metà della torre.

Architettura fascista in Italia

Infine, virò sul Monumentalismo, corrente caratterizzata dalle forti interpretazioni scenografiche.
Tali stili e correnti vengono spesso confusi ed associati come manifestazione unica dell’“architettura fascista in Italia“. Erroneamente, poiché al tramonto del focoso progetto del MIAR (Movimento Italiano Architetti Razionalisti), il regime fascista rinnega fermamente i suoi legami con il Razionalismo.
All’alba della Seconda Guerra Mondiale, infatti, l’architettura fascista in Italia sceglie definitivamente d’identificarsi con la “romanità” espressa dagli edifici monumentali di Marcello Piacentini, architetto romano. Suoi sono infatti i maggiori e più esemplificativi incarichi pubblici ed il suo stile influenzerà molti altri architetti razionalisti quali Pagano, Libera e Michelucci.

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L’esempio più significativo di questa compromissione lo si avrà per il progetto dell’EUR a Roma, realizzato per l’Esposizione Universale della Capitale d’Italia nel 1942 (per questo denominato anche E42). Il quartiere ed i suoi edifici vengono progettati secondo planimetrie simmetriche e bloccate, volumi chiusi ed imponenti che devono ricordare il bacino del Mar Mediterraneo, particolari architettonici d’influenza classica con rivestimenti in lastre di marmo bianco, ritmici porticati scanditi da colonne, archi e simmetrie.

Architettura fascista in Italia

Ma forse l’immagine ideologica dell’architettura fascista in Italia è più facilmente leggibile nell’esperienza delle città di fondazione.
Nel programma rivestirono infatti un ruolo fondamentale le bonifiche, in particolare quella dell’area pontina, con mirati riscontri ideologici nell’utilizzo del territorio e della sua infrastrutturazione.

Dall’assegnazione di tenute e terreni, che promosse uno sviluppo culturale, il quale spinse molti residenti del Nord Italia a trasferirsi nel Centro-Sud della penisola, si arrivò all’edificazione di interi complessi urbani. Tra questi spiccano Littoria (l’attuale Latina), Guidonia e Sabaudia.

Architettura fascista in Italia

Non fu dunque semplice per l’architettura fascista trovare una manifestazione visiva che si interfacciasse con le esperienze dell’epoca, eppure il lascito degli architetti disegna una chiara rappresentazione di cosa sia stata l’architettura fascista in Italia.

Architettura fascista in Italia

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